Il Rapporto 2024 sulla povertà e l’esclusione sociale pubblicato dalla Caritas italiana scatta un’immagine allarmante del contesto socio-economico italiano: quasi un decimo della popolazione, 5,7 milioni di persone, vive in condizioni di povertà assoluta. Con un accento sul lavoro precario, il disagio abitativo e le difficoltà d’accesso ai servizi essenziali, il Rapporto evidenzia come, nonostante il lieve incremento rispetto al 2022, la povertà in Italia resti ai massimi storici.
La situazione lavorativa è uno dei fattori chiave del fenomeno. In Italia, i cosiddetti “working poor”, ovvero i lavoratori poveri, continuano ad aumentare e rappresentano l’8% degli occupati, una percentuale che sale al 16,5% per chi è impiegato in lavori manuali e operai. Questo trend mette in discussione il ruolo del lavoro come garanzia di benessere e protezione sociale. La povertà non risparmia nemmeno i più giovani: l’incidenza tra i minori ha toccato il 13,8%, il valore più alto di sempre. Ci sono 1,3 milioni di bambini in condizione di grave povertà, un dato che, secondo la Caritas, rappresenta una minaccia per il futuro del Paese.
La transizione dal Reddito di Cittadinanza alle nuove misure di sostegno
Con il passaggio dall'ex Reddito di Cittadinanza all’Assegno di Inclusione (Adi) e al Supporto alla Formazione e al Lavoro (Sfl), ben 331.000 nuclei familiari sono rimasti esclusi dal sostegno statale. Le nuove misure differenziano l'assistenza in base all'occupabilità dei richiedenti: l’Adi è riservato a famiglie con componenti non occupabili, come minori o disabili, mentre il Sfl mira al reinserimento lavorativo degli occupabili. Tuttavia, il cambio di approccio ha comportato un forte calo nella copertura dei beneficiari, creando un vuoto di supporto che Caritas definisce come “esodo sociale”. Molti nuclei familiari, soprattutto al Nord, vivono in affitto e affrontano condizioni di precarietà abitativa e lavorativa senza un’adeguata protezione.
Emergenza abitativa e inadeguatezze strutturali
Il problema della casa è un’altra criticità sottolineata dal Rapporto. Un milione e mezzo di famiglie vive in abitazioni sovraffollate e mal servite, mentre il 5% delle famiglie è in difficoltà a pagare affitti e bollette. Inoltre, l’83% degli edifici residenziali risale a prima del 1990, e più del 60% è classificato in classe energetica F o G, richiedendo ingenti investimenti per rispondere alle direttive dell’Unione Europea.
Una povertà “ereditata” e la difficoltà dell’inclusione sociale
In Italia, la povertà appare particolarmente resistente al cambiamento generazionale: ben il 34% degli adulti che hanno vissuto in famiglie svantaggiate si ritrova, da adulto, in condizioni simili. Un dato elevato rispetto alla media europea (20%) e superato solo da Romania e Bulgaria. Caritas avverte del rischio di “povertà ereditaria” che, senza interventi efficaci, rischia di lasciare il segno su più generazioni.
L’impegno della Caritas e il messaggio di speranza
Nonostante il quadro critico, Caritas italiana non si limita alla denuncia e continua a svolgere un ruolo attivo di sostegno: solo nel 2023, i suoi servizi hanno accompagnato oltre 269.000 persone. Tra le proposte avanzate dall’organizzazione vi è la necessità di rivedere i criteri di accesso all’assistenza sociale, migliorare la copertura per le famiglie escluse e ristabilire un sistema universale di supporto per contrastare le disuguaglianze.
Il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, ha lanciato un appello alla società e alle istituzioni affinché si facciano “portatori di speranza”. Secondo Pagniello, Caritas si propone come una “rete di accoglienza e sostegno”, con una presenza capillare sul territorio, e invita a guardare oltre le cifre e le statistiche per riconoscere le persone dietro ai numeri.
L’invito di Caritas e il titolo del Rapporto, “Fili d’erba nelle crepe, risposte di speranza”, ricordano il dovere di costruire un futuro più inclusivo, offrendo un’opportunità di riscatto sociale per i cittadini più vulnerabili.
12/11/2024
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