La Sicilia conquista da sempre un posto di rilievo nel Mediterraneo, uno dei posti più ricchi e attivi della storia di quei tempi. Essendo al centro del Mediterraneo, tutto il traffico commerciale faceva capo ad essa. Merci di tutti i tipi vi arrivavano e merci di tutti i tipi, vi partivano. I Greci e i Cartaginesi, oltre le popolazioni autoctone, ne avevano fatto, coinvolgendola dei loro affari, un’isola libera e ricca, e di importanza conseguente nelle lettere e nelle arti, nelle scienze e nella cultura.
Questa autonomia cessò con l’arrivo dei Romani, i quali, dal loro punto di vista, non potevano che vedere le nuove conquiste in funzione della loro città. Così, dopo l’occupazione, l’intera isola fu trasformata, dando come attività principale la coltivazione agricola, soprattutto del grano. Così la Sicilia si trasformò in “granaio di Roma”.
Se la realtà economica si ridisegnò, e quindi mutò anche la geografia del movimento delle merci, le stesse città divennero diverse tra loro. Alcune erano tributarie e altre immuni. Alcune disponevano del territorio circostante e quindi i loro cittadini potevano liberamente coltivarle, altre erano circondate dall’ager publicus, di sola competenza romana.
In questo contesto possono definirsi le origini della pasta asciutta lo spaghetto per intenderci, che sono raccontate in mille modi e sopratutto attraverso numerose leggende metropolitane e falsi storici.
In realtà la pasta asciutta con tutta probabilità fu inventata dai popoli del deserto e, riesportata dagli arabi fino a Palermo, venne modificata fino ad assumere un aspetto dignitoso al nostro palato.
Di vermicelli scrive per la prima volta nel 1152 uno studioso, anzi uno geografo, do origini arabe alla corte di Ruggero II , tale Al-Idrisi:
“A ponente di Termini Imerese vi è l’abitato di Trabia, sito incantevole, ricco di acque perenni e mulini con una bella pianura e vasti poderi nei quali si fabbricano vermicelli (ITRYA) in quantità tale da approvvigionare, oltre ai paesi della Calabria, quelli dei territori musulmani e cristiani...”
Ancora oggi in Sicilia i capellini d’Angelo vengono chiamati “Tria” e probabilmente gli spaghetti oggi conosciuti si ispirano ad essi, anche se il cambio delle tecniche e degli ingredienti ha condotto ad un prodotto nuovo.
05/01/2021
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