A tre settimane dal Rescue Plan a sostegno delle fasce deboli, la Casa Bianca alza il velo su quello che a tutti gli effetti sembra un New Deal formato Terzo Millennio, di rooseveltiana memoria. Ovvero il maxi-piano da oltre 2 mila miliardi di dollari per le infrastrutture statunitensi, l’American Jobs Plan. Un bazooka che le Borse di mezzo mondo attendevano con ansia, come dimostra l’exploit dei listini, da Milano a Londra, passando per Parigi e Francoforte. E, ovviamente Wall Street.
Un mix tra il New Deal di Roosevelt e la Great Society di Johnson: ricostruire un Paese devastato da tredici mesi di pandemia dalle fondamenta, dalle strade, i ponti, i porti, le scuole e il welfare. Insomma, ripartire dal basso.
Il menù del piano da 2.250 miliardi è ricco. Ci saranno 115 miliardi di dollari per l’ammodernamento di strade e ponti, 85 miliardi per il sistema di trasporto pubblico e 80 miliardi per Amtrak e ferrovie. Altri 42 miliardi saranno destinati a porti e aeroporti, 100 miliardi allo sviluppo della banda larga e 111 miliardi al rifacimento del sistema idrico .
Inoltre, 300 miliardi saranno stanziati per lo sviluppo di settori industriali avanzati, ad esempio quello farmaceutico mentre circa 400 miliardi andranno a finanziare piani di assistenza per anziani e disabili, migliorando mansioni e salari per milioni di lavoratori sottopagati. E ancora: 213 miliardi per l’edilizia civile e commerciale e altri 300 miliardi per rafforzare il settore manifatturiero, 180 miliardi a supporto della ricerca e sviluppo e sviluppo di nuove tecnologie. Non meno di 650 miliardi saranno destinati alla qualità della vita, ovvero sul miglioramento degli edifici legati alla vita quotidiana: residenziale, scuole, uffici di pubblica utilità. Una quota rilevante dell’American Jobs Plan, sarà poi verde, ovvero impiegata alle energie rinnovabili.
11/04/2021
Inserisci un commento