Nello stato tedesco della Renania Settentrionale-Vestfalia migliaia di attiviste e attivisti hanno imbastito una protesta contro la demolizione di due centri abitati per permettere l’espansione della miniera di carbone a cielo aperto di Garzweiler, una delle più grandi del paese.
La scelta di espandere la miniera è stata ampiamente criticata soprattutto perché in netto contrasto con le politiche tedesche sulla riduzione delle emissioni inquinanti, che sono in linea con gli sforzi intrapresi a livello internazionale per evitare che le temperature medie globali aumentino eccessivamente e che i problemi legati al cambiamento climatico si aggravino.
Ogni giorno gli enormi e pesanti macchinari che sono in funzione presso la miniera trivellano un’area grande come un campo da calcio alla profondità di 30 metri, e ogni anno il sito produce 35 milioni di tonnellate di lignite, un carbone fossile molto inquinante di cui la Germania è particolarmente ricca, e che viene impiegato per la produzione di energia elettrica nelle centrali della zona.
Insomma, anziché fare spazio a parchi eolici o a distese di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che in Germania è incoraggiata già da tempo, espandendo la miniera si sta continuando a sfruttare una risorsa che contribuisce ad aggravare i rischi del riscaldamento globale, piuttosto che a risolverli.
Sabato scorso circa 2.500 attiviste e attivisti hanno formato una catena umana lunga 4 chilometri per protestare contro lo sgombero e la demolizione di Lützerath e Keyenberg assieme ai residenti, e allo stesso tempo per chiedere la chiusura della miniera.
21/08/2021
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