Il governo italiano si trova al centro di un dibattito interno sulle strategie di politica estera, in particolare riguardo al conflitto in Ucraina. Non sono solo le opposizioni a evidenziare le divergenze all'interno della maggioranza, ma anche voci interne al centrodestra stesso. L'ultimo episodio che ha acceso il dibattito è stato l'incidente legato alla doppia nota congiunta emessa dopo un vertice tra i leader della coalizione. Un errore della comunicazione leghista ha fatto emergere pubblicamente le differenze di posizione, nonostante i tentativi successivi di minimizzare l'accaduto.
Le divergenze si concentrano principalmente sulla postura della Lega di Matteo Salvini riguardo al conflitto. Fonti di Fratelli d'Italia (FdI) hanno spiegato che la formulazione originale proposta dalla Lega, che esprimeva sostegno a Kiev ma si opponeva a interventi militari al di fuori dei confini ucraini, è stata rapidamente scartata. Questa è stata sostituita con una dichiarazione più generica che parlava di "condivisione sulla crisi in Medio Oriente e sulla posizione del governo italiano relativamente alla guerra in Ucraina". Tuttavia, è difficile ridurre queste differenze a una semplice "scelta stilistica", come ha sostenuto Salvini. Il dettaglio critico era infatti il riferimento cancellato agli "interventi militari" di Kiev, nonché all'uso delle armi fornite dall'Italia, limitato ai confini ucraini.
La questione è particolarmente delicata, soprattutto alla luce delle dichiarazioni del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, che ha ribadito che "i soldati, i carri armati e le basi militari russe sono obiettivi legittimi secondo il diritto internazionale". In questo contesto, le posizioni della Lega sembrano essere in dissonanza rispetto alla linea prevalente all'interno del governo e della NATO.
Nonostante queste divergenze, fonti vicine a Giorgia Meloni sottolineano che, fino ad ora, la premier è riuscita a mantenere una linea coerente di sostegno a Kiev, e in Parlamento i voti della Lega non sono mancati. Tuttavia, il problema si manifesta soprattutto nella comunicazione politica. Salvini, infatti, sembra allinearsi al gruppo dei Patrioti a Strasburgo, e la sua retorica risuona con quella del generale Roberto Vannacci, noto per le sue posizioni controverse.
In questo scenario, il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, di Forza Italia, ha commentato che "Salvini è libero di parlare il linguaggio di Vannacci, ma sull'Ucraina contano gli accordi presi in Parlamento". Questa affermazione sottolinea il contrasto tra le dichiarazioni di alcuni esponenti della Lega e la linea ufficiale del governo.
Dal canto suo, l'opposizione non ha perso l'occasione per attaccare. Benedetto Della Vedova, deputato di Più Europa, ha chiesto chiarezza sulla politica estera italiana, sollecitando Meloni e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a confermare se l'Italia sostiene ancora pienamente la resistenza di Kiev contro l'aggressione russa, in linea con la posizione dell'UE e della NATO. Le recenti dichiarazioni di Tajani, che ha espresso dubbi sull'uso delle armi italiane da parte dell'Ucraina, hanno alimentato ulteriormente le speculazioni su un possibile cambio di rotta.
La questione delle spese militari, che verrà affrontata nelle prossime settimane con la nuova manovra, sarà un ulteriore banco di prova per la coesione della maggioranza. Nel frattempo, Roma continua a lavorare per rafforzare la difesa ucraina, come dimostrato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha lamentato i ritardi nella consegna di un sistema di difesa Samp-T all'Ucraina, causati dalle chiusure aziendali estive.
In definitiva, la situazione attuale evidenzia come il governo italiano si trovi a dover navigare tra diverse sensibilità interne, cercando di mantenere una posizione unitaria su uno dei temi più critici della scena internazionale.
02/09/2024
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