Negli ultimi mesi, l’Italia ha visto un drammatico incremento di disastri idrogeologici, con territori come l’Emilia-Romagna e le Marche devastati dalle esondazioni provocate dal ciclone Boris. Questo evento meteorologico ha lasciato dietro di sé danni incalcolabili, sfollati e la dolorosa perdita di vite umane. Mentre il Paese fa i conti con le conseguenze di un clima sempre più imprevedibile, la gestione dei fiumi torna al centro del dibattito, soprattutto in occasione della Giornata Mondiale dei Fiumi, celebrata il 22 settembre. Il WWF, in linea con l’Unione Europea, sottolinea l'urgenza di rivedere le politiche di gestione delle acque, favorendo la rinaturalizzazione dei corsi d'acqua e abbandonando le obsolete tecniche di controllo idrico.
Consumo di Suolo e Rischio Idrogeologico: L'Allarme per l'Emilia-Romagna
Il rapporto dell’Ispra, ripreso dal WWF, evidenzia che l’Emilia-Romagna si colloca al terzo posto in Italia per consumo di suolo e al primo per l’occupazione di aree a rischio idrogeologico. Circa il 9% del territorio regionale è impermeabilizzato, un dato allarmante rispetto alla media nazionale del 7%. Questa cementificazione del suolo, unita alla fragilità del territorio, ha reso la regione particolarmente vulnerabile alle alluvioni. Le comunità del ravennate, messe in ginocchio tre volte in meno di un anno e mezzo, sono il simbolo di una crisi che richiede un cambiamento radicale nella gestione dei fiumi.
Il Fallimento della Pianificazione Idrogeologica
Gli interventi emergenziali degli ultimi decenni, che hanno puntato sull’artificializzazione dei fiumi attraverso la costruzione di argini e la rettificazione degli alvei, si sono dimostrati inefficaci. Questi approcci non solo non hanno mitigato i rischi, ma hanno persino contribuito a peggiorare la situazione, aumentando la vulnerabilità del territorio alle piene. La soluzione, secondo il WWF, risiede nella rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, in linea con la Strategia Europea per la Biodiversità e la legge per il Ripristino degli Habitat. Occorre individuare aree di espansione naturale e applicare le cosiddette Soluzioni Basate sulla Natura (NBS), come la rimozione delle infrastrutture che ostacolano il flusso naturale dei fiumi.
Barriere Obsolete e Un Piano di Rinaturalizzazione Urgente
In Italia si contano oltre 11.000 barriere tra dighe, briglie e traverse, molte delle quali non sono più funzionali e dovrebbero essere rimosse. Tuttavia, nonostante le raccomandazioni europee di riconnettere almeno 25.000 km di fiumi entro il 2030, il nostro Paese continua a progettare nuove dighe e barriere, aggravando la discontinuità ecologica e morfologica dei corsi d’acqua. Il WWF, in collaborazione con il programma europeo Open River Programme, ha avviato studi per la rimozione di barriere obsolete sul fiume Trebbia e sta valutando progetti simili per il fiume Esino. La rimozione di queste barriere non solo ripristinerebbe la continuità ecologica dei fiumi, ma migliorerebbe anche la resilienza dei territori agli impatti del cambiamento climatico.
Un’Opportunità Mancata: Il Progetto di Rinaturalizzazione del Po
Un esempio emblematico della lentezza nella realizzazione di politiche efficaci è il progetto di rinaturalizzazione del fiume Po, inserito nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con un finanziamento di 357 milioni di euro. Questo progetto, che prevede 56 interventi nel bacino padano, coinvolgendo Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, è però ostaggio delle resistenze locali, in particolare dei pioppicoltori, che hanno ottenuto l’esclusione di alcune aree fluviali. Un intervento che, secondo il WWF, avrebbe dovuto rappresentare un modello di adattamento ai cambiamenti climatici, ma che rischia di trasformarsi in un’occasione persa a causa della gestione inefficace.
Il Futuro: Rinaturalizzare i Fiumi per Adattarsi ai Cambiamenti Climatici
Il cambiamento climatico è già una realtà e i suoi effetti, come l’aumento delle precipitazioni intense e improvvise, stanno aggravando la vulnerabilità dei nostri territori. Ripristinare la naturale funzione dei fiumi, rimuovendo barriere e creando spazi per la natura, è una necessità urgente. Il WWF, attraverso il report "RIVER2RESTORE", dimostra come la rinaturalizzazione dei fiumi non solo rafforzi la resilienza ai cambiamenti climatici, ma offra anche una molteplicità di benefici, migliorando la qualità ambientale e garantendo una maggiore sicurezza per le comunità locali.
L'Italia deve imparare dalle esperienze di altri Paesi europei che stanno già intervenendo in modo deciso per rinaturalizzare i propri fiumi. Il WWF propone un programma di interventi su fiumi come l'Adige, il secondo fiume più lungo d'Italia, per de-artificializzare oltre 38 km del suo corso, ripristinando così la connettività ecologica e le aree di esondazione naturale.
Il disastro idrogeologico che sta colpendo il nostro Paese è un chiaro segnale dell’urgenza di cambiare approccio nella gestione dei fiumi. La strada da seguire è quella indicata dall'Unione Europea: rinaturalizzare i corsi d’acqua, eliminare le barriere obsolete e favorire un ritorno alla natura. Solo così potremo sperare di mitigare gli effetti devastanti del cambiamento climatico e proteggere i nostri territori da future calamità.
23/09/2024
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