Da anni in dotazione della Difesa italiana, secondo quanto emerso dal Documento Programmatico Pluriennale 2021, ed evidenziato dalla ‘Rid’, la Rivista Italiana Difesa, i droni Reaper, fino ad ora utilizzati solo per la ricognizione, presto saranno equipaggiati con sistemi d’arma.
Già presenti nella flotta di Stati Uniti d’America e Gran Bretagna, l’Italia sarà il terzo Paese della Nato a poter utilizzare gli MQ-9 armati, sigla che indica i Reaper, anche se è ancora da chiarire di quali armamenti saranno dotati.
L’impiego dei nuovi sistemi d’attacco senza pilota, la nuova frontiera nei conflitti, ha sollevato diverse polemiche, in quanto, se da un lato diminuisce il rischio di vittime tra le forze armate, dall’altro aumenta le probabilità di morti innocenti.
Senza andare molto lontano, è quanto accaduto di recente a Kabul: un drone Usa lanciato contro l’Isis, ha portato alla morte non solo dei kamikaze, ma anche di civili, tra cui sei bambini.
Per dotare i velivoli senza pilota MQ-9, la Difesa italiana investirà 168 in sette anni. Ogni Reaper ha una lunghezza di 36 m, un’apertura alare di 20 m, raggiunge la velocità di quasi 500 km/h, può volare sia a bassa quota che alta quota, fino a 15 mila metri, in qualunque condizione meteo.
07/09/2021
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