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ABI, AL VIA IL V RAPPORTO SUI MERCATI EUROPEI

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Le principali evidenze descritte nel Rapporto delineano un quadro in cui prevalgono gli
aspetti positivi, soprattutto nel confronto con il recente passato, anche se non mancano
alcune aree di attenzione, prevalentemente indotte dalla sfavorevole evoluzione del quadro
economico che si è andata manifestando dalla seconda metà del 2018.
 
Nel complesso, le tendenze del 2018 mostrano un miglioramento della qualità dell’attivo
e una riduzione del rischio di credito, in un contesto di rafforzamento patrimoniale e di
ripresa dei risultati reddituali, che restano però sotto i livelli pre-crisi 2007. I principali
fattori di incertezza che si potrebbero contrapporre a questa favorevole intonazione ciclica
sono riconducibili ad elementi esogeni all’industria bancaria. Tra questi, appaiono
particolarmente rilevanti i possibili riflessi del rallentamento economico in atto e gli effetti
di un ambiente regolamentare ancora in forte evoluzione, con i primi che limitano la ripresa
della domanda di credito a supporto degli investimenti e i secondi che rischiano di incidere
sull’offerta di credito.
 
Più in dettaglio, l’analisi mostra che nonostante aumentino le banche europee che
chiudono l’esercizio in utile, i livelli di performance restano contenuti. In particolare, la
percentuale delle banche europee che ha chiuso il 2018 in perdita sembra ormai tornata
sui livelli fisiologici pre-crisi 2007, risultando pari al 9%, ben lontana dal 30% toccato nel
2012. Il dato assume particolare valenza con riferimento alle tradizionali banche
commerciali dei Paesi del sud Europa, che hanno maggiormente subito i riflessi della crisi
dell’economia reale. In questo caso, infatti, a fronte del picco del 2012, quando più di 1
banca su 2 risultava in perdita, lo scorso anno solo 1 banca su 10 si è trovata in questa
condizione.
 
Tendono, dunque, ad attenuarsi tra le grandi banche europee i differenziali, in termini
di rischiosità e di redditività. I più recenti dati segnalano che il settore bancario europeo,
nonostante il contesto macroeconomico complesso, sta evolvendo verso un assetto in cui
prevale il modello di banca commerciale tradizionale. Si tratta di un fenomeno di particolare
interesse per i paesi dell’Unione Europea, dove la crescita economica, più che in altre aree
geografiche, ha bisogno di un settore bancario forte, orientato al supporto delle famiglie e
soprattutto delle imprese, in particolare quelle piccole e medie che, in assenza di un
mercato dei capitali europeo ben sviluppato, trovano nel settore bancario la principale, e
talora esclusiva, fonte di finanziamento dei propri investimenti.

In termini di redditività, il rendimento sul capitale investito (Return On Equity, ROE) si
colloca intorno al 6,6% in termini aggregati in Europa, in crescita di circa 50 punti base
rispetto al 2017. Al netto degli oneri e ricavi straordinari il ROE risulterebbe pari al 6,7%,
con un incremento di 80 punti base nell’anno. Il miglioramento dei risultati economici è
stato conseguito soprattutto grazie alla riduzione delle rettifiche e all’attenta gestione dei
costi operativi a fronte di una lieve riduzione dei ricavi complessivi. Ciononostante, va
sottolineato che il numero di grandi banche europee in grado di produrre livelli di
performance superiori al cosiddetto costo del capitale continua ad essere modesto, circa 1
su 3 nel 2018, contro 8 su 10 prima della crisi.
 
Le tendenze emerse per le banche operanti in Italia sono analoghe a quelle riscontrate
negli altri mercati europei. In particolare, uno dei principali tratti caratterizzanti la più
recente dinamica delle banche italiane è il forte miglioramento della qualità dell’attivo, in
termini sia di flussi sia di stock. In dettaglio, nel quarto trimestre del 2018 il flusso dei
nuovi crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti è sceso all’1,4%, su valori in linea con
quelli medi del biennio precedente l’avvio della crisi. Anche lo stock dei crediti deteriorati
ha mostrato importanti segnali di miglioramento: l’ammontare di crediti deteriorati espressi
al netto delle perdite di valore già computate nei bilanci bancari (NPL netti) a dicembre
2018 si collocava a circa 90 miliardi, in calo dai 129 miliardi di un anno prima (-30%); alla
stessa data l’NPL ratio netto era sceso sotto il 4,3% dal punto di massimo del 9,6% di fine
2015. 

07/08/2019

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