Per il Portogallo, paese dove l’80% della popolazione si definisce cattolica, ieri è stata una giornata storica: con 136 voti a favore, 78 contrari e 4 astensioni, il Parlamento di Lisbona ha approvato la legge che permette ai medici di procurare la morte ai malati evitando così implicazioni penali.
Ora però, entro otto giorni, Marcelo Rebelo de Sousa, il presidente della Repubblica, rieletto il 24 gennaio per un secondo mandato, che fino a questo momento non ha espresso alcuna opinione, dovrà decidere se promulgare la legge, rinviarla alla Corte costituzionale oppure opporre il veto.
La legge è stata causa di forti contestazioni, soprattutto da parte dei conservatori che nel tentativo di bloccarla, avevano raccolto oltre 100 mila firme nella speranza che venisse approvato un referendum, ma il Parlamento ha respinto l’iniziativa. Il testo della nuova legge, dichiara che: “Il diritto all’eutanasia è riconosciuta ai residenti in Portogallo con più di 18 anni di età, a patto che si trovino in situazione di sofferenza estrema, siano affetti da lesioni di un’estrema gravità o da una malattia incurabile".
La decisione dovrà essere convalidata, inizialmente da almeno due medici e da uno psichiatra, nel caso in cui vi siano “dubbi sulla capacità della persona che richiede l’anticipazione della propria morte, al riguardo della sua volontà seria, libera e illuminata”; in una fase successiva dovrà essere approvata ancora una seconda volta da un medico con la presenza di testimoni.
La “morte assistita” potrà essere esercitata sia in ospedali pubblici che privati e, coloro che aiuteranno i malati a morire, non verranno più condannati. Nel caso il presidente Rebelo de Sousa dovesse promulgare la legge, il Portogallo diverrà il quarto Paese della Unione Europea a rendere legale l’eutanasia. Dopo Belgio, Lussemburgo e Olanda.
31/01/2021
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