La greppia in cui nasceva Gesù 2020 anni fa era povera ma fu subito attorniata da pastori e visitatori, mentre il cuore di Betlemme sembra che in questo Natale sia diventato un vero e proprio deserto. Negozi in larga parte chiusi, imposti forti limitazioni agli spostamenti durante la settimana, stop nei week end e mantenimento del coprifuoco notturno dalle 19 alle 6 del mattino. Speciali protocolli da osservare per le liturgie cattoliche, così come per le preghiere nelle moschee. Eppure, anche in questa atmosfera surreale, la vita continua a pulsare, tra le povertà e le malattie.
Monsignor Pizzaballa, che giorni fa ha annunciato di essere positivo al corona virus anche se asintomatico,ha presieduto la celebrazione della Messa di mezzanotte. Svoltasi alla presenza dei consoli generali a Gerusalemme di Francia, Spagna, Belgio e Italia, con una rappresentanza ridotta anche di chierici ed autorità religiose.
“C’è un miscuglio di sentimenti che si avvicendano nella quotidianità”, racconta Suor Lucia Corradin, terziara francescana, da 18 anni al Caritas Baby Hospital, l’unico ospedale pediatrico della Palestina che coinvolge e forma le madri nella cura dei bambini.
Spiega che le messe contingentate provocano una certa sofferenza nei fedeli. Ma sono soprattutto gli effetti collaterali della pandemia a preoccupare già da tempo: la cittadina, solitamente gremita di pellegrini, è pressoché deserta e “le conseguenze della crisi economica, con l’incremento della disoccupazione, si fanno sentire soprattutto per i piccoli artigiani, i gestori degli hotel e tutto l’indotto del turismo”.
25/12/2020
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