L’acqua è l’elemento principale attraverso il quale percepiamo e percepiremo gli effetti del cambiamento climatico e, infatti, in alcune aree del Paese sembra riproporsi la situazione del 2017, il secondo anno tra i più secchi dal 1961. In quell’anno la quantità di precipitazioni è stata del 22% inferiore alla norma, la temperatura media in Italia registrava un +1,30 gradi centigradi, superiore di 0.1 grado rispetto a quella mondiale.
Lo rileva WWF. Nel 2017 i quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige, Tevere e Arno) hanno visto diminuire le portate medie annue di circa il 40% rispetto alla media del trentennio 1981-2010 e sei Regioni hanno chiesto lo Stato di emergenza per carenze idriche anche nel settore potabile.
In uno scenario di riscaldamento globale di 2°C, il numero di persone affette da scarsità d’acqua in Europa potrebbe passare dagli attuali 85 milioni fino a 295 milioni, principalmente nei paesi del Mediterraneo.
L’aumento della carenza di acqua è previsto in particolare in Spagna, Grecia, Cipro, Italia e Turchia. I cambiamenti nell'uso del suolo e le variazioni della domanda di acqua combinate peseranno nell'ordine del 10-20%, mentre il clima sarà responsabile dell'80-90% delle modificazioni previste.
Si prevedono riduzioni significative dei livelli bassi di flusso, circa il 25% in meno nell’Europa sud-ovest (Spagna, Portogallo, Francia meridionale, parti d'Italia) e anche nell’Europa Sud-Est (Grecia, Sud Italia, paesi balcanici). Ciò potrebbe portare a problemi di disponibilità di acqua di raffreddamento per le centrali termiche, acqua che oltretutto potrebbe essere molto calda. In uno scenario di riscaldamento estremo, il numero di persone colpite dalla carenza idrica in Europa potrebbero aumentare alla fine del ventunesimo secolo dagli attuali 85 milioni a 104 milioni o potenzialmente 295 milioni.
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