Le elezioni regionali dell’autunno si annunciano come un vero banco di prova per le opposizioni. A definirle il "test prima delle politiche" è stato il presidente del Partito Democratico, Stefano Bonaccini. Un esame fondamentale per verificare se nel 2027 il centrosinistra sarà in grado di contrastare un possibile bis di Giorgia Meloni.
I cittadini di Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d'Aosta saranno chiamati alle urne. Due Regioni oggi sono in mano al centrodestra (Marche e Veneto), mentre le altre quattro sono governate dal centrosinistra. Intanto, già l'8 e 9 giugno, un'altra sfida attende le opposizioni: i referendum su lavoro e cittadinanza.
Regionalizzazione delle alleanze
Il lavoro delle opposizioni si sta concentrando sulla costruzione di coalizioni ampie e competitive. La segretaria del Pd, Elly Schlein, punta a creare uno schieramento il più largo possibile, capace di presentarsi unito in tutte le Regioni in gioco.
Nelle Marche è già ufficiale la candidatura dell'eurodeputato ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che punta a un'alleanza allargata a M5s e centristi. In Puglia, favorito è l'ex sindaco di Bari ed eurodeputato Pd Antonio Decaro, in una corsa dove la collaborazione tra Pd e M5s sembra già collaudata, dopo l'esperienza della giunta di Michele Emiliano.
In Toscana cresce la possibilità di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani (Pd), che conta sull’appoggio di Italia Viva e punta a coinvolgere anche M5s e Alleanza Verdi-Sinistra (Avs). Azione ha già dato il suo sostegno.
In Campania, il centrosinistra lavora su due nomi forti del Movimento 5 Stelle: l'ex presidente della Camera Roberto Fico e l'attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa. Fico appare favorito, ma resta il nodo della regola dei due mandati del M5s, che potrebbe essere superato a breve. Resta comunque da sciogliere il ruolo e le intenzioni del governatore uscente Vincenzo De Luca.
In Veneto, dove il centrodestra è storicamente forte, le opposizioni cercano ancora un candidato condiviso tra Pd e M5s, mentre in Valle d’Aosta, con il suo sistema proporzionale, saranno gli eletti a formare successivamente la maggioranza e indicare il governatore.
Referendum: un primo banco di prova
La vera "prova generale" per le opposizioni sarà però già a giugno, con i cinque referendum promossi da Cgil e Più Europa. I quesiti toccano temi cruciali come l’abolizione del Jobs Act e la riforma della cittadinanza.
Sul fronte referendario, Pd e Avs sostengono il sì a tutti e cinque i quesiti, mentre il M5s appoggerà quattro sì, lasciando libertà di voto sulla cittadinanza. Più distaccati i centristi di Azione e Italia Viva, favorevoli solo al referendum sulla cittadinanza e contrari agli altri quesiti.
Raggiungere il quorum del 50% sarebbe già un segnale importante per chi spera di rilanciare il centrosinistra in vista delle sfide future.
29/04/2025
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