Le proteste diffuse in tutto l’Iran e iniziate dopo la morte della ragazza curda una ragazza di 22 anni, Mahsa Amini, arrestata il 13 settembre per aver indossato male il velo e deceduta, secondo l’autopsia per arresto cardiaco, proseguono da sei settimane.
Le manifestazioni dei cittadini iraniani continuano ad essere scena di violenza da parte della polizia, accusata di aver ucciso, il 20 settembre, un’altra giovane ragazza che aveva partecipato ad un corteo e aveva postato un video dove bruciava il velo.
Nika Shahkarami, il nome della sedicenne, è stata rinvenuta senza vita il giorno dopo, ma il ritrovamento è stato comunicato ai familiari a distanza di diversi giorni. Ufficialmente, la ragazza sarebbe morta per essere precipitata da un edificio ma per l’opinione pubblica sono coinvolte le forze dell’ordine.
Intanto mercoledì scorso, nel quarantesimo giorno della morte di Masha, i genitori e il fratello non hanno potuto recarsi sulla tomba della ventiduenne, essendo agli arresti domiciliari. Mentre ieri, durante una cerimonia organizzata nel cimitero a Veysian, nell’Iran occidentale, in cui è sepolta Nika, gli agenti di polizia hanno sparato contro la folla che gridava slogan contro l’Ayatollah e la Repubblica islamica: “Khamenei è un assassino, la sua leadership non è valida”.
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