La recente decisione, di sette Stati Usa, di vietare l’uso di ‘TikTok’ ai propri dipendenti pubblici, sia sui dispositivi aziendali che privati, come già precedentemente proposto dall’ex Presidente Donald Trump, accusando la Cina di spiare le attività del proprio paese tramite la piattaforma, ha scatenato una reazione a catena che vede coinvolta l’Europa.
La medesima misura è stata già votata da Bruxelles, chiedendo al proprio staff di disinstallare l’applicazione entro il 15 marzo, mentre nei prossimi giorni, dopo un incontro urgente per valutare i reali rischi per la cybersicurezza nazionale, potrebbe essere adottata anche dal governo italiano, come dichiarato dal ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo.
Nel tentativo di rassicurare l’Ue sono intervenuti prima i dirigenti del social cinese, di proprietà della ByteDance, spiegando che la Cina non ha alcun accesso agli account, poi il Responsabile Relazioni Istituzionali Sud Europa di ‘TikTok’ Giacomo Lev Mannheimer, che, rispondendo al ministro Zangrillo, al Corriere ha spiegato: “I dati degli utenti italiani e europei non sono conservati in Cina ma negli Stati Uniti e Singapore. La decisione dell’Ue è stata improvvisa e non è stata preceduta da nessun confronto”.
26/02/2023
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