Dall’inizio dell’anno Israele è scossa da violente proteste per i piani di riforma del governo che potrebbero “attentare alle basi democratiche del Paese”, come riportato da BBC. La protesta si è fatta più accesa nell’ultimo mese, a causa della crescente preoccupazione del popolo, bloccando le strade di Tel Aviv fino a costringere il Presidente israeliano Benjamin Netanyahu a raggiungere l’aeroporto in elicottero in occasione della sua visita in Italia svoltasi in questo mese.
La riforma imputata, ha l’obbiettivo di modificare il sistema giudiziario di Israele, aumentando il potere della Knesset (unica camera parlamentare di Israele) sulla magistratura tramite tre punti principali:
- il potere della Corte Suprema sarebbe indebolito, permettendo al Parlamento di annullare le sentenze con una semplice maggioranza;
- il governo avrebbe molta più influenza nella scelta dei giudici facenti parte della Corte Suprema stessa;
- i ministri non sarebbero più obbligati (come prescritto finora dalla legge) a seguire le indicazioni dei “legal advisor”.
L’indebolimento del potere della magistratura a favore di quello legislativo, potrebbe determinare uno sbilanciamento nell’equilibrio dei poteri e nel sistema di controllo che rendono la struttura dello Stato di Israele democratica: in particolare, la possibilità di cambiare le decisioni della Corte con una maggioranza parlamentare, renderebbe superfluo il sistema di correzione delle leggi per renderle conformi alla Costituzione (revisione costituzionale della legislazione), mettendo in pericolo la sicurezza dei diritti fondamentali della popolazione o di gruppi e minoranze.
Un altro elemento da menzionare, inoltre, è il possibile “utilitarismo” di fondo di questa riforma nei confronti del Presidente stesso, che è attualmente sotto processo per 3 diverse accuse.
Le proteste hanno raggiunto in parte l’obiettivo di fermare la riforma, costringendo Netanyahu a dichiarare che alcune delle parti più importanti della stessa verranno “congelate” fino a maggio, aprendo il dialogo con l’opposizione che si è detta disposta a rispondere a patto che non sia un “bluff del Primo Ministro”. Nonostante questo passo indietro, però, Netanyahu ha voluto ribadire come la riforma andrà in porto e che nonostante potrebbero essere apportate delle modifiche, questa non verrà ritirata.
Uno degli elementi che potrebbero essere stati fondamentali per ottenere questo piccolo grande obiettivo, sarebbero i crescenti episodi di disobbedienza civile all’interno dell’esercito e nelle file dei riservisti, che in alcuni casi si sono rifiutati di addestrarsi per settimane. Israele fa grande affidamento sull’esercito a causa della complessa situazione diplomatica e geopolitica che si protrae nella regione dalla proclamazione d’indipendenza del 1948, come dimostrano le operazioni in Cisgiordania che nel 2022 hanno causato vittime paragonabili alla seconda Intifada.
30/03/2023
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