Dall’inizio del conflitto con l’Ucraina, il rapporto della Russia con alcuni dei suoi partner tradizionali è mutato drasticamente, in modo chiaro e inequivocabile. Uno degli esempi più efficaci, da questo punto di vista, è rappresentato certamente dal Kazakistan, che fino al 1991 era parte integrante dell’Unione Sovietica. La Russia è ancora il maggior partner commerciale della sconfinata repubblica centroasiatica, ma nel corso dell’ultimo anno – da quando Mosca ha invaso l’Ucraina – il rapporto tra le due nazioni è mutato profondamente. Il presidente kazako Tokayev si è rifiutato di riconoscere le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, e da un anno a questa parte ha cercato il più possibile di congelare le relazioni del suo Paese con la Russia, alla quale è comunque ancora strettamente legato (specialmente dal punto di vista energetico e petrolifero).
Il distanziamento del Kazakistan dalla Russia è cominciato con la chiusura dello storico ufficio di rappresentanza commerciale kazako a Mosca (aperto nel 1992), è proseguito con il cambiamento del nome del petrolio kazako esportato all’estero (da REBCO a KEBCO, trasformando la “R” di “Russian” nella K di “Kazakh”), e continua a manifestarsi anche nella ricerca di alcune vie alternative per l’esportazione del petrolio kazako, che al momento fluisce all’estero grazie a infrastrutture e oleodotti che passano in gran parte per il territorio russo. Non c’è da stupirsi se le esportazioni kazake di petrolio, nel corso dell’ultimo anno, abbiano trovato degli sbocchi naturali in direzioni diverse da quelle che passano per la Russia: il greggio kazako – in quantità ancora molto ridotte – è infatti fluito in direzione della Cina, dell’Azerbaijan e dell’Asia Centrale, ma anche verso la Turchia, che come il Kazakistan è membro dell’Organizzazione degli Stati Turchi.
Il prevedibile aumento della cooperazione tra le nazioni di lingua turca, come il Kazakistan, la Turchia o l’Uzbekistan, potrebbe mutare radicalmente gli scenari energetici e geopolitici nel medio e lungo periodo, in particolar modo per l’Unione Europea, anch’essa interessata a ridurre progressivamente la propria dipendenza dalla Russia.
03/04/2023
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