Le elezioni anticipate in Groenlandia hanno segnato una svolta politica: il centrodestra ha ottenuto la vittoria, ponendo fine al governo della coalizione guidata dalla sinistra. Un risultato che evidenzia la crescita del nazionalismo e rafforza il dibattito sull’indipendenza dell’isola dalla Danimarca.
Un voto cruciale per il futuro della Groenlandia
Con un’affluenza elevata tra i circa 56mila abitanti, queste elezioni hanno attirato l’attenzione internazionale, specialmente dopo le dichiarazioni dell’ex presidente statunitense Donald Trump, che aveva espresso l’intenzione di ottenere il controllo della Groenlandia. L’isola, infatti, ha una posizione strategica nell’Atlantico settentrionale e possiede importanti risorse minerarie, tra cui le terre rare, fondamentali per l’economia globale.
I risultati definitivi richiederanno settimane per essere certificati, poiché le schede elettorali devono raggiungere la capitale Nuuk da insediamenti remoti tramite nave, aereo ed elicottero. Tuttavia, le prime stime confermano il successo del centrodestra e l’aumento del consenso per il partito nazionalista Naleraq, che chiede un’accelerazione del processo di indipendenza.
Indipendenza: un obiettivo condiviso, ma con tempistiche diverse
Sebbene la questione dell’indipendenza non fosse direttamente sulle schede elettorali, è rimasta centrale nel dibattito politico. La Groenlandia ha ottenuto un ampio grado di autonomia dalla Danimarca nel 1979, ma affari esteri e difesa restano sotto il controllo di Copenaghen. La legge del 2009 concede ai groenlandesi la possibilità di avviare il processo di indipendenza attraverso negoziati con la Danimarca e un successivo referendum.
Quasi tutti i partiti politici groenlandesi sostengono l’indipendenza, ma divergono sulla tempistica. Naleraq spinge per un distacco rapido, mentre altre formazioni adottano un approccio più graduale. Nelle precedenti elezioni del 2021, Naleraq aveva raccolto il 12% dei voti, ma la crescente voglia di autonomia potrebbe rafforzarlo ulteriormente.
Il crollo della coalizione di governo
La coalizione uscente, composta da Inuit Ataqatigiit (IA, formazione di sinistra guidata dal primo ministro Mute Egede) e Siumut (partito socialdemocratico), ha subito un calo di consensi. Siumut aveva promesso un referendum sull’indipendenza post-elettorale, sperando di attrarre più voti, ma le prime proiezioni indicano che potrebbe arrivare dietro Inuit Ataqatigiit. Secondo un sondaggio di gennaio, IA era dato al 31% e Siumut al 9%.
Nonostante il calo, Inuit Ataqatigiit e Siumut potrebbero ancora formare una coalizione, ma il risultato finale determinerà chi avrà il diritto di nominare il prossimo primo ministro.
Le sfide future: economia e autonomia
Oltre all’indipendenza, la campagna elettorale si è concentrata su istruzione, affari sociali, pesca (che rappresenta il 90% delle esportazioni) e turismo. Con un territorio 50 volte più grande della Danimarca ma con una popolazione cento volte inferiore, la Groenlandia deve affrontare sfide economiche e infrastrutturali per poter sostenere un’eventuale separazione da Copenaghen.
Il risultato di queste elezioni potrebbe rappresentare un punto di svolta per la Groenlandia, avvicinandola ulteriormente a un futuro indipendente. Tuttavia, il percorso resta complesso e dipenderà dai negoziati con la Danimarca e dalla volontà della popolazione espressa attraverso un referendum.
12/03/2025
Inserisci un commento