Non so se vie è mai capitato di ascoltare la sigla di Linea Blu, ogni sabato pomeriggio nel primo canale, a me ha sempre suscitato un'energia particolare, come a rappresentare la vitalità delle coste del Mediterraneo, come se il pezzo volesse rappresentare l'inno di quelle nazioni che costeggiano il Mare Nostrum e ne segnano le rotte.
“Che il Mediterraneo sia” è il brano che da il titolo all'album di Eugenio Bennato e che è diventato pietra miliare della world music, dalle sonorità ricercate e dal ritmo che accomuna i suoni del nord Africa e la pizzica salentina. Ricca di melodie e motivi più orecchiabili anche per l'ascoltatore che non è necessariamente appassionato di musica etnica.
Un album che si differenzia dalle precedenti opere dello stesso artista, una produzione decisamente più leggera delle precedenti, con un approccio alla materia più pop che popolare, suonata bene e dagli arrangiamenti accessibili ed orecchiabili, caratterizzata dai ritmi coinvolgenti di brani come "Popolo di tammurriata" o "Vola", fino alla dolcezza toccante di una "Ninnananna" cantata da una madre al proprio bambino lungo il viaggio su una carretta del mare diretta verso la terra che rappresenta la sopravvivenza.
21/12/2020
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