Il temuto effetto di sovrapposizione tra malati covid e quelli d'influenza stagionale, a oggi, non c'è stato. Nella settimana dall'1 al 7 febbraio 2021, in Lombardia, regione che conta 9 milioni e 981mila residenti, ci sono stati 398 casi di influenza su quasi 200mila assistiti dai medici di base. L'incidenza totale è di 2,04 casi per 1.000 assistiti. Gli ultra 65enni che hanno affrontato il più classico dei malanni invernali sono stati appena 44, secondo i numeri forniti dai dottori di medicina generale.
Nelle ultime 17 settimane di osservazione, in Lombardia, non si è mai superata un'incidenza di 3,16 casi per 1.000 assistiti. Marginalmente colpiti i bambini: 56 casi tra 0-4 anni, 67 tra 4-15 negli ultimi 7 giorni.
Le motivazioni sono molteplici. Anche, e soprattutto, "grazie" al covid. Nel mondo drammaticamente riplasmato dalla pandemia, i dispositivi di protezione individuale (le mascherine) e il distanziamento sociale hanno contribuito ad abbattere i contagi della "vecchia" influenza. Lo si era già visto dai dati provenienti dai Paesi dell'emisfero australe.
Le chiusure hanno drasticamente ridotto il numero di persone circolanti, per lavoro, svago o scuola, abbassando le possibilità di contrarre questa malattia infettiva su autobus, metro, treni o all'interno di locali e ristoranti. L'azione combinata vaccino-protezione a bocca e naso si sta rivelando bastevole per fermare i ceppi dell'influenza stagionale, il cui indice R0 (erre con zero) è stimato tra 0,9 e 2,1. Ovvero: il numero di riproduzione di base che indica quante persone possono essere contagiate da un individuo infetto in una popolazione mai venuta a contatto con il nuovo patogeno.
13/02/2021
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