Sono passati quarantuno anni ma non si è ancora arrivati a chiudere il cerchio sulla strage di Bologna. Pochi giorni fa si è svolto il processo in Corte d’Assise a carico di Paolo Bellini, l’uomo accusato di essere il “quinto uomo”, responsabile di aver portato la bomba in stazione.
La mattina della strage, dove sono morte 85 persone e 200 feriti, poco dopo l’esplosione un uomo con i baffi, venne ripreso da un video girato da un turista straniero. Nonostante i fotogrammi avessero sin da subito portato a riconoscere il Bellini, grazie all’alibi fornitogli dalla moglie, l’uomo la fece franca.
Ma a distanza di tanti anni, Maurizia Bonini, divenuta ormai ex moglie, ieri al processo bis ha dichiarato: “Sembra mio marito, è Paolo, perché ha una fossetta qua, ha i capelli più indietro, ma è comunque lui”. La donna, che durante la deposizione ha chiesto di esser coperta da un paravento, in modo che l’ex marito non potesse vederla, ha chiesto scusa a tutti per aver dichiarato il falso, in quanto, già al tempo lo riconobbe ma spiega che, credeva volessero incastrarlo e rifiutava l’idea che potesse esser capace di fare una cosa simile.
Nell’interrogatorio del 1983, Maurizia Bonini affermò che il 2 agosto del 1980, tutta la famiglia con una nipote, partì da Rimini intorno alle 9.15 per andare in vacanza in montagna. Orario che rendeva impossibile la presenza dell’imputato nell’ora dell’esplosione della bomba, avvenuta alle 10.25. Invece, la dichiarazione rilasciata ieri, demolisce l’alibi, in quanto la donna ammette che quel giorno andarono in vacanza ma, partirono dopo pranzo perché “Paolo arrivò tardi”.
In aula era presente anche Silvia, la figlia dell’imputato, che ha cambiato il cognome prendendo quello della madre. La donna ha dichiarato: “Mi trovo a questo processo come testimone e vorrei dire a tutti che è stata una mia decisione venire qui. Ritengo sia giusto dare una testimonianza per una cosa così grave, ma soprattutto perché penso anche alle persone, alle vittime”.
23/07/2021
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