Prosegue la strategia governativa per condurre i più titubanti a vaccinarsi spontaneamente.
Con l'arrivo di settembre entrano in vigore nuove disposizioni, che imporranno la certificazione vaccinale per l’esercizio di alcune professioni e per la partecipazione ad alcune attività. Solo chi potrà dimostrare di avere contratto la malattia ed essere guarito, chi avrà effettuato un tampone nei due giorni precedenti e, ovviamente, chi si sarà vaccinato potrà viaggiare su treni a lunga percorrenza, insegnare nella scuola dell’obbligo o frequentare l’università.
Le imminenti nuove restrizioni incideranno non poco su diritti fondamentali, quali la libera circolazione e lo studio: è doveroso, dunque, chiedersi se siano compatibili con la nostra Carta costituzionale e con i trattati che tutelano i diritti umani.
Prima di tentare di rispondere, però, aggiungiamo almeno un dato: oggi la quantità di vaccini disponibili è sufficiente a garantire a chiunque lo chieda di ricevere le dosi necessarie per un’adeguata copertura e, in generale, la macchina organizzativa per la somministrazione sta funzionando egregiamente. Pertanto, restano fuori dalla campagna solo coloro che non possono aderire per motivi di salute.
Tuttavia, di fronte a una pandemia che flagella il nostro Paese e il mondo intero da un anno e mezzo, il cui contagio è propiziato da assembramenti, specie in luoghi chiusi, non ravvisiamo alcun problema nel condizionare la frequentazione di questi ultimi all’esibizione di un certificato di avvenuta immunizzazione. Ciò, in particolare, tenuto conto del fatto che la comunità scientifica nel suo complesso non ha dubbi sull’utilità del vaccino e sull’esistenza di persone “fragili”, alle quali quest’ultimo non può essere inoculato.
31/08/2021
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