L'Argentina si trova di fronte a un bivio cruciale mentre si avvicina il ballottaggio del 19 novembre per eleggere il nuovo presidente. Con una nazione che affronta sfide economiche titaniche, tra inflazione galoppante, aumento del dollaro, debito crescente e spesa pubblica incontrollata, il destino dell'Argentina è nelle mani di due candidati dalle prospettive politiche opposte: Javier Milei e Sergio Massa.
Il contesto socio-economico è preoccupante, con un tasso di inflazione che si aggira intorno al 140% e il 40% della popolazione che vive in povertà. La scelta è tra Milei, l'ultra liberista del partito 'La Libertad Avanza', e Massa, leader del centro-sinistra di 'Union por la patria'. Entrambi non sono riusciti a ottenere il requisito costituzionale del 45% dei voti o del 40% con 10 punti di distanza dal secondo al primo turno, ma la vera sorpresa è stata la performance di Massa, il candidato peronista.
Massa, accusato durante la campagna elettorale di aver portato il paese alla rovina, ha sfruttato la sua posizione di ministro dell'Economia per implementare politiche volte a rafforzare la sua candidatura. Ha conquistato il cuore degli argentini, specialmente nelle periferie popolose del paese, riducendo il divario con i rivali.
D'altro canto, Milei, il candidato libertario, ha dovuto modificare la sua strategia comunicativa per attirare un numero maggiore di voti. Da un'iniziale retorica aggressiva contro il peronismo e la "casta politica", si è adattato a un tono più moderato, cercando di catturare consensi anche nell'elettorato anti-peronista.
Entrambi i candidati hanno la possibilità di pescare voti nell'eterogeneo spazio politico dell'ex presidente Macri. La terza candidata, Patricia Bullrich, rappresentante del centro-destra, potrebbe influenzare il risultato, con parte del suo elettorato anti-peronista che potrebbe andare a Milei.
La mancanza di un centro democratico in Argentina ha portato all'avanzamento di posizioni politiche estreme, alimentando la povertà in tutta la regione. Il nuovo presidente dovrà affrontare una situazione di incertezza estrema, concentrandosi sull'arresto dell'inflazione, l'aumento del dollaro, il debito, la recessione e la spesa pubblica.
Con un Congresso frammentato e senza una maggioranza assoluta, il presidente dovrà navigare attraverso un mare politico incerto, cercando un equilibrio fatto di consensi. Il futuro dell'Argentina sarà deciso dal nuovo governo che si insedierà il 10 dicembre, una data che segnerà anche il 40° anniversario del ritorno della democrazia nel paese. Far ripartire l'Argentina sarà un'impresa titanica, ma il nuovo presidente avrà l'opportunità di scrivere un nuovo capitolo nella storia del paese, cercando di guidare la nazione verso un futuro di prosperità e libertà.
18/11/2023
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