Viene presentata come un’iniziativa parlamentare, il governo non sembra coinvolto al momento. Ma la risposta del presidente del Consiglio, Mario Draghi, alla domanda di un giornalista sulla concessione della cittadinanza italiana a Patrick Zaki, sta facendo discutere parecchio.
In verità la proposta è stata discussa e approvata in Senato il 14 aprile e comprende due mozioni: la prima impegna il governo, tra le altre cose, "a intraprendere tempestivamente ogni ulteriore iniziativa presso le autorità egiziane per sollecitare l'immediata liberazione" dello studente, "valutando anche la promozione dell'applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti del 10 dicembre 1984"; la seconda, a prima firma Pd, ma sostenuta anche da esponenti di altre forze politiche (si sono schierati a favore alcuni parlamentari del M5s, Italia viva, +Europa, Lega e Misto), chiede all’esecutivo di "intraprendere con urgenza tutte le dovute iniziative affinché a Zaki sia riconosciuta la cittadinanza italiana" nonché "ad adoperarsi con maggiore vigore in tutte le sedi europee e internazionali, perché l'Egitto provveda senza ulteriori indugi al rilascio di Patrick George Zaki".
“Veramente il Governo in aula al Senato si è impegnato, con tutte le riserve del caso ma si è impegnato. Se il Governo si tira indietro dopo due giorni è un brutto segnale francamente”, ha detto ad Ansa Riccardo Noury, portavoce per l’Italia di Amnesty International.
Mi auguro che il Presidente del Consiglio volesse dire che il Governo rispetterà la volontà del Parlamento, riconoscendone la sovranità ad esso relegata, condividendo gli intenti; fornendo l'occasione per accelerare l'iter per il riconoscimento della cittadinanza a Patrick ed assumere quindi un ruolo più deciso nella richiesta di liberazione dello studente.
18/04/2021
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