Non si placano le polemiche sul comportamento tutt’altro che “british style” dei tifosi inglesi, durante gli Europei 2020. Fortemente criticati per la totale antisportività, nella finale non sono stati certamente meno irreprensibili: prima fischiando l’Inno di Mameli e poi a gara conclusa, con la vittoria degli Azzurri, arrivando agli scontri fisici con gli italiani.
Ma non solo, gli inglesi, che non hanno accettato la sconfitta ai tiri al dischetto, sui social hanno ricoperto di insulti Rashford, Sancho e Saka, i tre rigoristi colpevoli di non aver realizzato i gol. Nelle pochissime ore successive alla partita, Boris Johnson, il primo ministro britannico ha denunciato gli “insulti razzisti” contro i tre giocatori della nazionale inglese, twittando: “Meritano di essere trattati da eroi. I responsabili di questi spaventosi abusi dovrebbero vergognarsi di se stessi”.
Ieri, alla luce del protrarsi delle invettive, ha dichiarato che il governo prenderà delle misure interdittive contro ogni discriminazione e abuso, sia online che durante le manifestazioni calcistiche. Il premier britannico ha spiegato: “Se ti rendi colpevole di offese razziste contro i calciatori ,allora non sarai più in grado di andare a una partita.” Inoltre, Boris Johnson ha avuto un incontro con i rappresentanti dei diversi canali social, comunicando loro che, se sulle loro piattaforme non introdurranno nuove normative per contrastare il razzismo e l’odio sul web, verranno sanzionate con una multa “fino al 10% delle loro entrate globali.”
15/07/2021
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