Alexander Litvinenko, l’ex agente dei servizi segreti, dopo oltre 20 giorni di agonia, il 23 novembre del 2006 morì nel Regno Unito, in seguito all’avvelenamento da polonio-210. Il dissidente temendo ripercussioni per aver accusato di gravi azioni il governo russo e il presidente Vladimir Putin, nel 2000 chiese asilo politico in Uk.
Nelle ore antecedenti al peggiorare delle condizioni fisiche, l’uomo incontrò degli ex colleghi ritenuti responsabili della sua morte. La vedova Litvinenko, Marina, ritenendo da sempre responsabile del decesso del marito le autorità russe, ha fatto ricorso alla Cedu, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, la quale ha condotto un’indagine sulla vicenda.
Nelle scorse ore è arrivata la sentenza che dà ragione alla donna, affermando: “Esiste il forte sospetto che Andrey Lugovoy e Dmitriy Kovtun, gli uomini che hanno avvelenato Litvinenko, abbiano agito in qualità di agenti del governo russo”. Inoltre, la Corte ha condannato Mosca a risarcire la vedova con 100 mila euro per danni morali, più 22 mila euro e 500 per le spese legali, “per non aver condotto un’inchiesta interna in grado di ricostruire i fatti, né per identificare e punire i responsabili dell’omicidio, oltre che per non aver collaborato con Strasburgo durante la procedura”.
Il Cremlino e i due agenti, Lugovoy e Kovtun, hanno sempre negato di essere coinvolti nell’omicidio dell’ex spia Litvinenko
22/09/2021
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