Molti studiosi del passato consideravano il periodo delle crociate quello di nascita di nuovo idioma, di origine Franca che potesse essere comune per tutti i popoli del Mediterraneo, per permettere il commercio tra le varie etnie in maniera semplice e veloce, ma in realtà non fu così sia sotto il profilo storico che linguistico.
In una prima fase nasce da una serie di contatti convenzionali tra i popoli europei ed arabi, la lingua Sabìr, influenzata da una forte presenza di lingue Romanze (Italiana e Spagnola in particolar modo) e che si stabilizzò, come codice convenzionale, intorno XVI° secolo per sopravvivere, con dei cambiamenti dovuti alla dominazione Francese nelle zone berbere, sino al XIX° secolo.
Talmente era usuale e conosciuta questa lingua interculturale che anche i grandi letterati, romanzieri e commediografi del passato conoscevano il Sabìr e ne diedero testimonianza come fece Molièr nel suo Le Bourgeois Gentilhomme.
Una lingua "povera" che ha come aspetto fondamentale l’utilizzo quasi caricaturale e caratterizzante dell’uso dell’infinito, pertanto, le si dava quasi una indicazione denigratoria ma che in realtà ebbe un notevole sviluppo e diede l'impulso alle diverse genti del bacino del Mediterraneo di tessere una rete commerciale vasta ed importante.
Come base della lingua è presente soprattutto l’Italiano, all'epoca molto conosciuta ed utilizzata nel Mediterraneo, con delle contaminazioni provenienti da altre lingue e dialetti del posto come lo Spagnolo, l'Arabo, il Berbero, il Turco e il Siciliano. Solo in una seconda fase il Sabìr sarà influenzata dalla lingua Francese, dovuta alle colonizzazioni del XIX Secolo, identificandola come lingua franca barbaresca, che si affermerà in alcune aree geografiche ben precise come Algeri, Tunisi e Tripoli.
28/12/2020
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