La contromossa del presidente russo Vladimir Putin, annunciata il 23 marzo, di imporre pagamenti solo in rubli, e non più in euro o dollari come da contratto, per le forniture di gas ai Paesi considerati ‘ostili’ alla Russia, ha suscitato un duplice effetto. Oltre ad aver creato malumori e allarmismo nei Paesi Ue, la decisione di Mosca ha permesso alla moneta russa di rafforzarsi, avendo perso fino al 30% del valore dopo l’inizio del conflitto.
Oggi sarebbe dovuto scattare l’obbligo del pagamento in rubli del gas naturale, ma la Russia ha posticipato l’aut aut, avendo bisogno di più tempo. La decisione del Cremlino arriva dopo l’attivazione della fase di preallarme del piano di emergenza sul gas da parte della Germania, una delle nazioni che maggiormente dipende dal gas russo.
Il ministro dell’Economia Robert Habeck ha dichiarato che, pur essendoci ancora riserve di gas, Berlino si prepara ad un peggioramento. A poche ore dalla Germania, “l’allerta preventiva” è stata annunciata anche dall’Austria. Robert Habeck ha spiegato: “Il piano di emergenza del gas prevede tre stadi: il primo, quello dell’allerta, - attivato ieri - è una ‘fase di monitoraggio’, il secondo stadio prevedrebbe ‘l’allarme’ e il terzo la proclamazione della ‘emergenza’”, con il consecutivo razionamento
31/03/2022
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