La verità sulla morte del ricercatore Giulio Regeni, avvenuta a El Cairo nel 2016, torturato e ucciso da quattro ‘007 egiziani’, nonostante tutto il tempo trascorso, a causa di numerose complicazioni, corre il rischio di non essere mai scoperta.
L’iter giudiziario a carico degli indagati ha subito numerose battute d’arresto, dovute alla complessità delle indagini, alla mancata collaborazione del governo d’Egitto, all’impossibilità di consegnare agli imputati la notifica dell’avvio del processo e alla modifica dell’art. 420 bis del codice penale, introdotta dell’ex ministra della Giustizia Cartabia, nel governo Draghi. La riforma prevede l’impossibilità di andare a processo, qualora l’accusato non sia a conoscenza del procedimento in atto.
Ieri, durante l’ultima udienza presso il Tribunale di Roma, alla presenza dei genitori di Regeni, il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi e l’aggiunto Sergio Colaiocco, ritenendo incostituzionale il provvedimento, hanno richiesto l’intervento della Corte Costituzionale. Lo voi ha spiegato: “Era l’unica possibilità per poter celebrare il processo. Vedremo cosa deciderà la Consulta e ci regoleremo di conseguenza”.
01/06/2023
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