La professione medica, la più ambita in assoluto in tutte le Regioni italiane, è da anni al centro di numerose polemiche essendo sottopagata, contrariamente a quanto avviene in altri Paesi del mondo. La medesima situazione riguarda anche gli specializzandi, ossia tutti i laureati in medicina che, dopo sei anni di corso, per esercitare la professione in una particolare branca, come ad esempio, dermatologia, ortopedia o oncologia, devono seguire un corso di formazione post-laurea della durata tra i tre e i sei anni.
La scelta della specializzazione segue una graduatoria che porta i camici bianchi a trasferirsi, talvolta, in città diverse da dove hanno studiato o dal proprio paese d’origine con ovvi problemi di organizzazione. La destinazione, solitamente avviene con un adeguato preavviso, cosa che, invece, non è accaduto quest’anno.
Per protesta, circa 300 specializzandi, nella giornata di ieri, hanno invaso la piazza antistante il ‘Mur’, il Ministero dell’Università e Ricerca situato a Roma per chiedere la riforma del sistema delle specializzazioni, gridando lo slogan: “Siamo medici specializzandi, non schiavizzandi tappabuchi!”.
La manifestazione è stata organizzata da Anaao Giovani, Als e Gmi con lo scopo di migliorare: “l’inquadramento del medico specializzando, fermo al 1999; aumentare gli stipendi, pari a 1300 al netto di tasse universitarie, Enpam, Ordine dei medici e assicurazione obbligatoria; orari di lavoro più dignitosi”.
26/09/2023
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