Le dimissioni anticipate del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, hanno aperto le porte a una serie di trattative per i posti di vertice dell'Unione Europea, con l'ex primo ministro italiano Mario Draghi che emerge come uno dei principali candidati, secondo quanto riportato dal Financial Times (Ft). Tuttavia, l'assenza di un chiaro sostegno da parte di un partito politico potrebbe rivelarsi un ostacolo significativo per Draghi, complicando il percorso verso la sua possibile nomina. Nel frattempo, il dibattito su altri candidati, come Pedro Sánchez e Mette Frederiksen, evidenzia l'importanza dell'affiliazione politica nei processi decisionali dell'UE.
L'annuncio delle dimissioni anticipate del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha scatenato una corsa ai posti di vertice dell'Unione Europea, con l'ex primo ministro italiano Mario Draghi emergente come uno dei principali candidati per succedere a Michel, secondo quanto riportato dal Financial Times (Ft).
Tuttavia, il percorso verso la presidenza del Consiglio Europeo potrebbe rivelarsi più accidentato del previsto per Draghi, in quanto, secondo le fonti, manca il sostegno di un partito politico specifico. Il quotidiano della City di Londra sottolinea che, nonostante la sua vasta esperienza e competenza, l'assenza di un chiaro legame politico potrebbe pesare nelle decisioni finali.
Il Financial Times riporta che una fonte vicina a Draghi ha dichiarato che l'ex primo ministro italiano non è attivamente alla ricerca di un ruolo di primo piano nell'Unione Europea. Tuttavia, la stessa fonte ha sottolineato che se la proposta dovesse arrivare seriamente, Draghi potrebbe accettare, anche se con cautela. Questo approccio riflette la natura sfuggente delle trattative e delle alleanze politiche che caratterizzano il panorama europeo.
L'articolo del Ft cita Nathalie Tocci, che afferma che, sebbene Draghi possa essere incline ad accettare una tale responsabilità, il percorso potrebbe non essere privo di sfide. "È improbabile che dica di no se glielo si chiede seriamente ma non si farà strada a gomitate", afferma Tocci.
Tra gli altri nomi che circolano per la presidenza del Consiglio Europeo ci sono lo spagnolo Pedro Sánchez e la danese Mette Frederiksen. A differenza di Draghi, entrambi i leader sono affiliati a grandi partiti politici europei, un fattore che potrebbe giocare un ruolo cruciale nelle decisioni finali dell'Unione Europea.
Un diplomatico europeo, citato dall'Ft, ha dichiarato che la mancanza di affiliazione partitica potrebbe ostacolare la candidatura di Draghi. "La mancanza di affiliazione partitica di Draghi 'lo ostacolerà'", ha sottolineato il diplomatico, sottolineando l'importanza di una connessione politica forte nei processi decisionali dell'UE.
Il Financial Times evidenzia anche la posizione politica di Draghi come un possibile punto di dibattito. Mentre il suo ampio curriculum potrebbe garantirgli una forte presenza al tavolo del vertice, le sue posizioni schiette su questioni cruciali come l'integrazione fiscale potrebbero creare tensioni con paesi come la Germania, che tradizionalmente hanno visioni opposte.
Il quotidiano riporta le parole di un funzionario dell'UE che definisce Draghi "troppo politico" e sottolinea la preoccupazione per un possibile squilibrio nel tavolo del vertice qualora venisse nominato.
Nel frattempo, il dibattito si intensifica in vista del primo seminario dei commissari Ue previsto per il 2024. Mario Draghi è atteso come relatore iniziale, incaricato dalla presidente Ursula von der Leyen di presentare un report sulla competitività dell'Europa. Questo evento potrebbe rappresentare un'opportunità per Draghi per delineare la sua visione e rafforzare il suo profilo in vista delle possibili trattative per la presidenza del Consiglio Europeo.
In conclusione, mentre Mario Draghi emerge come uno dei principali candidati per la presidenza del Consiglio Europeo, il suo percorso potrebbe essere complicato dall'assenza di un chiaro sostegno partitico. Il dibattito sulla sua idoneità e la sua posizione politica aggiunge un elemento intrigante alle trattative in corso per i vertici dell'UE, lasciando aperta la domanda su chi guiderà l'Unione Europea nei prossimi anni.
09/01/2024
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